Riflessione del giorno: il 25 Aprile e il modo in cui viene celebrato

Riflessione del giorno: il 25 Aprile e il modo in cui viene celebrato

Quest’anno le celebrazioni del 25 aprile si sono in molti casi caricate di coloriture e significati che, in un modo o nell’altro, hanno comprensibilmente riportato l’attenzione su quanto sta succedendo in Ucraina. Normale che ciò avvenga, così come è lecito e vitale che ogni individuo eserciti attivamente gli elementi di una memoria collettiva per comprendere il presente. Tuttavia come comunità politica ci sentiamo in dovere di sottolineare il valore che il 25 aprile rappresenta in primis per la comunità di Sansepolcro, in maniera tale che una storia che appartiene a tutti possa ancora concorrere a forgiare una rinnovata coscienza culturale.
Innanzitutto c’è da dire che la festa della Liberazione nazionale festeggiata il 25 Aprile (data dell’insurrezione di Milano) cade sempre in ritardo a Sansepolcro, dato che la nostra città si è liberata in modo autonomo intorno alla fine di Agosto 1944, dopo circa un mese dall’incredibile e pressoché unica esperienza in Italia che vide i partigiani occupare la città organizzandone la difesa assieme ai cittadini. Medaglia d’argento al valore militare, Sansepolcro si è contraddistinta per numerosi fatti di Resistenza in cui sono stati protagonisti sia i partigiani capitanati da Eduino Francini, sia la popolazione che in gran parte collaborò alle attività in vari modi, proteggendo i patrioti, fornendo loro armi e viveri. I cittadini di Sansepolcro con l’insurrezione del 19 Marzo prima e con la difesa della città in seguito assieme ai partigiani dimostrarono un coraggio ed uno spirito di lotta veramente elevato. Gli alleati erano presenti nella vicina Anghiari con le truppe Inglesi ma occorre ricordare che queste non solo non fornirono neanche un’arma in aiuto alla Resistenza locale, ma che arrivarono in città solamente quando i tedeschi erano ormai stati respinti nel loro tentativo di rientrare in paese per proseguire l’opera di distruzione che avevano iniziato minando la Torre di Berta. Infatti dopo la “battaglia finale” tra i difensori di Sansepolcro e le truppe che da Nord cercavano di riprenderne il possesso, nella mattina seguente vennero rinvenute mine e ben 12 quintali di tritolo nella zona del sacro Cuore, dalla quale i tedeschi si ritirarono definitivamente portando via i propri morti, feriti ed abbandonando sul campo gli esplosivi destinati alla città. Questa storia, così come quella di altri incredibili episodi che hanno animato la Resistenza in Valtiberina, ci ricorda dell’importanza della scelta di ragazzi che giovanissimi si diedero alla “macchia” rifiutandosi di combattere per un regime che dopo aver causato povertà e profonde ingiustizie nel popolo, portò la nostra nazione in guerra. La scelta di lottare dalla parte giusta ha saputo anche riscattare l’Italia di fronte alla Storia. Per far sì che quei gesti non siano stati inutili, dopo 77 anni cerchiamo ancora di non perdere la memoria, di tenere bene a mente che in passato, sia a Sansepolcro che nel resto del Paese, c’è stato qualcuno che ha scelto di sacrificare la propria giovane vita per un ideale di pace e giustizia anche per tutte le generazioni future